mercoledì 19 agosto 2009

UNA PESSIMA PRATICA

Tempo fa, nel mese di giugno 2009, abbiamo pubblicato un articolo in cui si denunciava la pessima abitudine nelle provincie di Ancona e Macerata di spargere il diserbante sulle scarpate (andate a rileggere). Pubblichiamo ora una e-mail che ci scrive il prof. Fabio Taffetani in cui viene descritta l'iniziativa che intendono intraprendere:

"Caro Gianni,
ti ringrazio di aver ospitato e sostenuto la battaglia contro l’uso dei diserbanti nelle strade provinciali.
La Provincia di Ancona intende andare avanti ugualmente per la sua strada e ha preannunciato una presentazione in pompa magna nei prossimi mesi.
Sto cercando di organizzare (insieme ad un piccolo comitato di cittadini e produttori agricoli) la raccolta della disponibilità a partecipare attivamente da parte di quanti (singoli e/o associazioni) sono interessati a contrastare questo progetto.
L’obiettivo è sia quello di intervenenire in questa eventuale manifestazione provinciale, che organizzando nostre iniziative di informazione rivolta a tutti (cittadini, associazioni, enti pubblici) per la sensibilizzazione dell’opinione pubblica (oltre che dei tecnici e dei politici) e per l’elaborazione di proposte alternative.
Ho raccolto del materiale informativo sulla questione (che ho messo a disposizione di tutti sul sito www.museobotanico.univpm.it) ed ho accumulato negli ultimi anni una enorme quantità di dati di ricerca scientifica (sono tra i pochi in Italia che si occupa di questi temi) sul ruolo delle fasce erbose, sulle modalità di gestione e sui danni ambientali derivanti dall’uso dei diserbanti.
Appena avrò un programma di lavoro te lo farò avere, nel frattempo se hai notizie o proposte da suggerire saranno particolarmente gradite.
A presto, Fabio Taffetani"

Siete invitati quindi a scrivere su questo blog o direttamente al prof. Taffetani.
Aspettiamo suggerimenti e proposte.
Per cominciare si potrebbe organizzare una manifestazione gastronomica basata sulla tradizionale raccolta di erbe spontanee, asparagi selvatici e lumache, raccolta di prelibatezze che avviene spesso sulle scarpate aggredite oggi da questi diserbanti. Che ne dite?
Ciao a tutti
Gianni Conte

giovedì 13 agosto 2009

UN NUOVO APPELLO ED UN ALLARME DALLA FONDAZIONE CETACEA, LO PUBBLICHIAMO DI SEGUITO:
TARTARUGHE MARINE IN DIFFICOLTA'. LA FONDAZIONE CETACEA LAVORA SENZA SOSTA

Continuano ad arrivare.
Le tartarughe di cui parlavo nei post precedenti, continuano ad arrivare, ogni giorno. Il fenomeno non si ferma. Siamo in ginocchio sia per la stanchezza, sia per la mancanza di spazio, sia per pregare che si fermi. Ne sono arrivate 25 in 20 giorni. 14 solo nell'ultima settimana. Quattro lunedì, una ieri, due oggi (per ora). Sappiamo cosa fare, ma non sappiamo le cause del fenomeno. Ho informato la comunità scientifica mondiale, e ho avuto risposte e contatti da Spagna, Stati Uniti, Australia e non mi ricordo più chi altro. La risposta è sempre quella, "il fenomeno è noto ma non si conoscono le cause, le nostre tartarughe erano tutte più grandi delle vostre". Abbiamo fatto analisi del sangue a tutte e quasi sicuramente faremo l'analisi del DNA.Tre o quattro stanno molto male e ieri sono andate via alla clinica del nostro veterinario Giordano Nardini, le altre si riprendono, e quelle arrivate a metà luglio stanno già bene. Abbiamo bisogno di aiuto. Principalmente economico, andate qui se potete e volete darci una mano. Inoltre, ci servono persone che abitano a Ravenna, Cervia, Cesenatico, Pesaro, Fano, Senigallia e che siano disponibili, in caso di ritrovamento di tartarughe ad andare sul posto, recuperarle, e portarcele a Riccione. Se volete, mandatemi una mail a: ambientemare@fondazionecetacea.org .
Siamo nel picco massimo.

Intanto domani, tre pazienti tornano in mare: sono Rutger, operata il 6 giugno per la rimozione di un grosso amo in gola, Regina, pescata da una rete a strascico, e Sandro una delle piccole ora ristabilita. Tartarughe che vanno, tartarughe che vengono. Se volete venire a salutarle il ritrovo è alle 15 presso il nostro centro Adria (all'altezza del bagno 44 a Riccione).

domenica 9 agosto 2009

CEMENTO DISARMATO



Troppa sabbia nei cementi, è l'allarme lanciato nel rapporto di Legambiente "Ecomafia 2009". Di seguito il comunicato:

29/07/2009 13:06 Cemento disarmato
Nel dossier di Legambiente l'elenco e le storie delle opere costruite con calcestruzzo "fasullo"
Ci sono, strade, ponti, gallerie, scuole, ospedali e addirittura un Palazzo di Giustizia, quello in costruzione a Gela e un Commissariato di Polizia, quello di Castelvetrano in provincia di Trapani. E sono solo alcune delle opere presenti nel lungo elenco stilato da Legambiente nel dossier “Cemento disarmato. Storie di un Paese a rischio crollo, tra sabbia e cemento”. Dopo il caso dell’ospedale di Agrigento l’associazione, che per monitorare la situazione dell’illegalità ambientale in Italia ha messo in piedi un vero e proprio Osservatorio, ha raccolto in un documento l’elenco delle opere oggetto d’inchiesta da parte delle Procure della Repubblica in giro per l’Italia. Elemento comune di ogni storia è la mano della criminalità organizzata che lucra e realizza fondi neri per i propri sporchi affari risparmiando sul cemento e sostituendolo con la sabbia. “Che il crimine organizzato abbia di fatto una specie di monopolio nel mercato del calcestruzzo – ha dichiarato il vice presidente di Legambiente Sebastiano Venneri - è un dato incontrovertibile. Basti pensare a ciò che accade in provincia di Trapani dove lo Stato oggi, detiene il 90% delle imprese di produzione di calcestruzzo sequestrate o confiscate a esponenti della malavita, che fino a qualche settimana fa hanno fornito la materia prima per tutte le opere di quella zona. Secondo quanto emerge da un’indagine della Questura di Trapani – ha aggiunto Venneri - il quartier generale di Cosa Nostra sarebbe stato proprio nella sede della Calcestruzzi Mazara S.p.a, un’impresa della famiglia Agate, alleata di Matteo Messina Denaro”.
Tra le storie del dossier oltre a quella di Trapani, sempre in Sicilia, l’indagine della DIA di Messina che ha portato al sequestro di due impianti di calcestruzzo del valore di circa 50 milioni di euro che fornivano una materia prima di qualità molto scadente, come è emerso dalle intercettazioni tra i titolari della ditta riportate nel dossier. Seguendo la pista mafiosa la Procura di Caltanissetta, che ha decapitato i vertici siciliani della Calcestruzzi S.p.a, è arrivata fino in Veneto dove ha posto sotto sequestro i lotti 9 e 14 della A31 Valdastico. Analizzando i documenti sarebbero stati riscontrati significativi scostamenti tra i dosaggi contrattuali di cemento e quelli effettivamente impiegati. E’ della Dda di Campobasso, invece, l’operazione con il nome che è tutto un programma: “Piedi d’argilla”. Oggetto i nove chilometri della variante ANAS di Venafro sulla Termoli San Vittore: sessanta milioni di euro, inaugurata meno di un anno fa e per la quale l’ANAS è stata costretta a sostituire il 57% dei pali di calcestruzzo con una spesa aggiuntiva di oltre due milioni di euro.
Tra i casi più emblematici nell’elenco di Legambiente anche quelli in Calabria come la galleria sulla Statale Ionica 106, dove solo la prontezza degli operai nel fuggire, ha impedito che si consumasse una strage. Il 3 dicembre del 2007, infatti è crollata una galleria in costruzione in località Palizzi e le indagini della Dda hanno chiarito in seguito che il calcestruzzo, fornito dalle imprese legate alle cosche locali, non superava le prove di resistenza. Sulla sponda tirrenica invece è a Tropea il caso della scuola media realizzata con cemento di qualità talmente scadente che l’ingegnere del Comune ne decreta l’immediata demolizione dopo aver verificato che i valori di resistenza del calcestruzzo in alcuni punti dei pilastri erano inferiori alla metà di quelli richiesti per legge.
E in questa carrellata non manca la Campania dove un’inchiesta dei carabinieri della Dda di Napoli ha portato al sequestro di un’impresa di produzione di calcestruzzo gestito dalla camorra e imposto come “pizzo” a tutte le imprese di costruzioni secondo lo standard tipico mafioso.
“Riteniamo – ha concluso Venneri - che questi casi siano solo la punta di un iceberg di un sistema che per trent’anni ha prodotto manufatti e opere soprattutto d’interesse pubblico sulle quali è necessario, a nostro avviso, un’azione di monitoraggio e severo controllo. Per questo chiediamo al Ministro delle Infrastrutture di avviare un piano straordinario che, partendo da ospedali e scuole, effettui una ricognizione sulla qualità del costruito”.
Il dossier
L’ufficio stampa 06 86268379 -99

Appello contro il nucleare

Pubblichiamo anche l'appello contro il maldestro tentativo del Governo di voler perseguire, mentre negli altri paesi non sanno come dismetterla, la produzione di energia nucleare!

FIRMA E SOSTIENI ANCHE TU L’APPELLO PER DIRE NO AL NUCLEARE.
GLI EFFETTI CHE QUALSIASI INCIDENTE DERIVANTE DALL’ESERCIZIO DI UNA CENTRALE NUCLEARE POTREBBERO CAUSARE A NOI E ALL’AMBIENTE IN CUI VIVIAMO SONO DEVASTANTI.
DI FATTO È IMPOSSIBILE ELIMINARE COMPLETAMENTE LE SCORIE RADIOATTIVE PRODOTTE DAL NUCLEARE, CHE PERMANGONO NELL’AMBIENTE PER CENTINAIA DI ANNI, CAUSANDO AUMENTO DI MALATTIE DEGENERATIVE NEGLI ESSERI VIVENTI E DANNO GENERALE ALL’AMBIENTE TUTTO.
DICENDO NO AD AVVENTURE NUCLEARI, RIBADIAMO IL DIRITTO NOSTRO E DELLE FUTURE GENERAZIONI ALLA VITA, ALLA SALUTE, AL BENESSERE.
VOGLIAMO RESPIRARE UN’ARIA PULITA, BERE UN’ACQUA CHE NON CI TRASMETTA RADIAZIONI, GODERE UN AMBIENTE CHE NON SIA DEGRADATO DA SCORIE TOSSICHE.

TUTELA E DIFENDI LA SALUTE TUA E DEI TUOI CARI. DIFENDI L’AMBIENTE IN CUI VIVI, NON PENSANDO SOLTANTO ALLA TUA ESISTENZA PRESENTE MA ANCHE, E SOPRATTUTTO, ALLE GENERAZIONI FUTURE CHE TI SUCCEDERANNO. SOLO COSI’ POTRAI GARANTIRE UN FUTURO MIGLIORE AI TUOI SIMILI E AL MONDO INTERO.


“LA TERRA NON LA EREDITIAMO DAI NOSTRI PADRI, MA L’ABBIAMO PRESA IN PRESTITO DAI NOSTRI FIGLI” (A. EINSTEIN)

UN APPELLO PERCHE' L'ACQUA TORNI PUBBLICA

Pubblichiamo un importante appello dell'On. Domenico Scilipoti di Italia dei Valori, membro della VIII Commissione Ambiente della Camera dei Deputati. Non possiamo che divulgare e sostenere questo appello.

FIRMA E SOSTIENI ANCHE TU L’APPELLO CONTRO LA PRIVATIZZAZIONE DEL SERVIZIO IDRICO.

SOSTIENI LA PROPOSTA DI LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE “PRINCIPI PER LA TUTELA, IL GOVERNO E LA GESTIONE PUBBLICA DELLE ACQUE E DISPOSIZIONI PER LA RIPUBBLICIZZAZIONE DEL SERVIZIO IDRICO”, IL CUI RELATORE IN VIII COMMISSIONE PERMANENTE ALLA CAMERA DEI DEPUTATI È L’ON. DOMENICO SCILIPOTI.
L’ACQUA È UN BENE COMUNE, CHE APPARTIENE A TUTTI E, DI CONSEGUENZA, NON PUO’ ESSERE GESTITO DA POTERI PRIVATI CHE, FINGENDO DI FORNIRE UN SERVIZIO AL CITTADINO, IN REALTA’ CURANO SOLTANTO I PROPRI INTERESSI.

L’ACQUA DEVE OBBLIGATORIAMENTE ESSERE GESTITA DA ENTI DI DIRITTO PUBBLICO, LIBERI DALLE INFLUENZE SIA DEI POTERI POLITICI CHE DEI PRIVATI INTERESSI ECONOMICI.

TUTELA E DIFENDI LA GESTIONE PUBBLICA DEL SERVIZIO IDRICO PERCHÈ L’ACQUA È UN BENE DI TUTTI GLI ESSERI VIVENTI.

martedì 4 agosto 2009

Ad Montes: Abitante, cittadino o cliente?

Ad Montes: Abitante, cittadino o cliente?

ANCORA PROBLEMI SULLA COSTA




Pubblichiamo questo articolo riportato dai vari giornali quali:

Resto del Carlino, Corriere adriatico, Sanbenedettoggi.it


Blitz di Goletta Verde. Legambiente: “Insabbiato il Piano Costa”“Giù le mani dalla costa”. E’ questo il messaggio che ha voluto lanciare oggi Goletta Verde in viaggio verso Giulianova. Gli attivisti dell’imbarcazione ambientalista lunedì 6 Luglio hanno manifestato a Marina Palmense per esprimere il loro dissenso per il deposito di sabbia di circa 500 mila metri cubi, accumulato nell’arco di tre mesi a partire dal gennaio 2007, in una delle grandi aree verdi della costa fermana.Riflettori accesi anche su pesanti casi di abusivismo edilizio a Sirolo e Portorecanati e sulla vicenda del villaggio turistico Lido Azzurro a pochi km da Ancona.Insabbiati. Con la protesta di oggi l’equipaggio dell’imbarcazione ambientalista ha voluto esprimere chiaramente la volontà di difendere uno dei tratti più belli della costa fermana, vittima di un’operazione assolutamente lontana dal piano costa in materia di rinascimenti costieri. La sabbia accumulata a Marina Palmense è stata estratta dal fondale marino a 35 km dalla costa a seguito di una concessione rilasciata dalla Capitaneria di Porto di S. Benedetto del Tronto e per la quale il Ministero dello sviluppo economico ha espresso un parere di illegittimità.Nonostante ciò, la Regione Marche ha autorizzato il deposito, in modifica del piano costa, quale “cantiere costiero”. In seguito anche il Comune di Fermo ha appoggiato l’azione regionale, dichiarando il suo bisogno di sabbia per il ripascimento del litorale di Marina Palmense. Ma sui veri motivi che hanno portato alla sparizione delle spiagge non c’è chiarezza.“Richiesta palesemente strumentale – commentano Antonella Belletti, responsabile del circolo Legambiente Porto S. Elpidio e Gianni Conte, presidente del circolo Legambiente Fermo Valdaso –. Ci domandiamo inoltre il perché del rifiuto da parte dell’amministrazione di avviare una valutazione dell’impatto ambientale, dal momento che è già stato rilevato un rischio ambientale dovuto alla salinizzazione del terreno. Ad aggravare la situazione della costa fermana c’è il fatto che la sabbia depositata lì ormai da oltre due anni è in un’area già dichiarata oasi faunistica dalla provincia di Ascoli Piceno. Come Legambiente riteniamo inoltre che il solo ripascimento senza una reale valutazione delle cause che hanno aggravato il fenomeno dell’erosione costiera, non sia una soluzione efficace e sostenibile in chiave ambientale”.Presso la Procura è intanto in corso un procedimento giudiziario nel quale sono stati rinviati a giudizio il Sindaco di Fermo, i responsabili dei competenti uffici della Regione Marche e la ditta esecutrice dei lavori. E l’industria del cemento non ha risparmiato le coste marchigiane: casi di abusivismo edilizio a Sirolo e Porto Recanati. Nel giugno 2008 la Guardia costiera di Ancona, su mandato della procura, ha messo sotto sequestro penale preventivo tutti e quattro gli stabilimenti dei Sassi Neri, a Sirolo, una delle più belle spiagge dell’Adriatico. I provvedimenti sono stati presi con le accuse di abuso edilizio, violazione del vincolo paesaggistico, occupazione abusiva di aree del demanio marittimo e deturpamento di bellezze naturali e sono stati convalidati dal gip di Ancona. Sirolo infatti ricade nel cuore del Parco del Conero e il piano spiaggia locale è vincolato al piano del parco.A seguito del sequestro e della conferma del vincolo da parte della magistratura, il Comune ha firmato lo scorso novembre l’ordine di demolizione delle strutture fisse lungo l’arenile. Ordine eseguito, a suo modo, dalle ultime mareggiate che hanno praticamente liberato gran parte della spiaggia dalle strutture abusive. Altri cinque lidi abusivi e messi sotto sequestro a Porto Recanati, scoperti dalla Guardia costiera a metà marzo di quest’anno.Da segnalare infine la vicenda del villaggio turistico Lido Azzurro, in via di edificazione alla foce del Musone, pochi km a sud di Ancona, nel Parco Naturale del Conero. La vicenda del villaggio partita nel 1984, i cui lavori erano stati interrotti per l’apposizione di un vincolo paesaggistico, putroppo sono stati ripresi recentemente anche grazie ad un controverso parere favorevole della Soprintendenza. In sostanza una selvaggia ondata di cemento che esplode oggi dopo essere passato incredibilmente indenne nonostante 25 anni di leggi, vincoli e di coscienza ambientale. Il tutto perfettamente in regola.

COSA SUCCEDE IN ADRIATICO?

Pubblichiamo un articolo del biologo Marco Affronte della Fondazione Cetacea onlus.

Piccole tartarughe in difficoltà, in Adriatico

Succede qualcosa alle piccole tartarughe del nord Adriatico. Da un mese a questa parte l’Ospedale delle Tartarughe della Fondazione Cetacea è sottoposto a un duro lavoro. Gli spiaggiamenti di tartarughe in estate, sulle coste del’Adriatico settentrionale, non sono affatto infrequenti. Si tratta molto spesso di carcasse di animali già morti e portati a riva dalle correnti. Di quando in quando una tartaruga ancora viva e in difficoltà viene segnalata, e questa viene poi prontamente recuperata e ricoverata nel centro di Fondazione Cetacea. Routine, più o meno. Ma il fenomeno di questi giorni è diverso.
Il 30 giugno a Numana (AN) è stata trovata una piccola tartaruga di soli 25 cm di lunghezza del carapace. Era molto debilitata, magrissima e soprattutto completamente ricoperta di balani. I balani, o denti di cane, sono dei Crostacei dalla conchiglia bianca e durissima, che vivono attaccati a substrati mobili, come appunto il guscio delle tartarughe. E’ normalissimo trovare balani sul guscio delle tartarughe, ma quando queste stanno male e si muovono poco, i balani possono moltiplicarsi e espandersi anche alla pelle delle zampe, del collo, del testa, ovunque insomma. Era proprio il caso della piccola tartaruga di Numana.
Due settimane dopo, il 15 luglio, a Ravenna, ecco il secondo caso: anche questa piccolissima, solo 23 cm, e anche questa completamente coperta di balani. Non solo: parte del carapace aveva sviluppato anche molte alghe, e c’erano pure delle piccole cozze che vi crescevano sopra. Lo stesso giorno, ancora nei pressi di Ravenna, un altro esemplare con le stesse caratteristiche, ma questa volta purtroppo già morto.
Da qui ecco il crescendo: il 17 luglio una piccolina a Fano, poi il 23 e il 24 due esemplari, uno a Cattolica e una a Cervia. Il 28 un altro ancora, a Milano Marittima. Per finire, ecco il primo weekend di agosto: il 1 altre due tartarughine in grossa difficoltà, una a Ravenna e una a Cervia. Il giorno dopo, domenica, è la volta di Rimini, con una piccoletta di soli 19 cm di carapace.
Un totale di ben 10 animali, di cui nove ancora vivi e ricoverati al Centro di Cetacea, a Riccione. Tutti questi esemplari sono stati trovati spiaggiati oppure in difficoltà in pochi centimetri d’acqua, avvistati da bagnini o bagnanti.
Tutte le pazienti sono simili, molto piccole e talmente incrostate di balani da averne anche sugli occhi e persino sulla lingua. Alcune poi mostrano difficoltà di nuoto, perchè la pelle delle zampe è “irrigidita” da questi crostacei. Da notare che la cura di queste piccole sfortunate è di fatto abbastanza semplice e rapida. Prima, due o tre giorni in acqua dolce. In questo modo tutti i balani e gli altri organismi sul corpo muoiono, e pian piano cadono. E’ una trasformazione notevole, ripulite in questo modo le tartarughe passano da un aspetto mostruoso a splendidi esemplari dal carapace screziato e bellissimo. Nel frattempo le tartarughe vengono messe a… dieta ingrassante. Pesce e calamari per ritrovare le energie e la forma.
Quello che non si spiega è che cosa possa causare questi casi. Il fenomeno viene descritto come Debilitated Turtle Syndrome, cioè molto semplicemente la Sindrome delle Tartarughe debilitate. E’ stato individuata e studiata già da diversi anni, per esempio in Florida e in Georgia, negli USA. Fondazione Cetacea ha già contattato ricercatori americani per uno scambio di informazioni. Sebbene però individuata e studiata, non si conoscono le cause di questa sindrome.
Quello che si sa è che normalmente una tartaruga molto debilitata tende a rimanere molto tempo ferma, ed è allora che i balani hanno tempo e modo di espandersi. Ma cosa ha prima debilitato la tartaruga?
E se non fosse così? E se fosse che alcune cause ambientali sconosciute provocano un sviluppo spropositato di balani, che “attaccano” poi le piccole tartarughe, rendendo loro il nuoto difficoltoso, e da qui il profondo stato di spossatezza? Non lo sappiamo, ma nessuna ipotesi è da scartare. Ad esempio il caldo prolungato e intenso di luglio, con temperature sopra la media, può avere influito?
E’ un bell’enigma, di difficile soluzione. Quello che è certo che ora tutte le tartarughine sono in ripresa, nella vasche dell’Ospedale delle Tartarughe, e quella ritrovata a Numana il 30 giugno è già tornata in mare, sempre a Numana, la settimana scorsa. Per le altre, una degenza più o meno lunga, e poi il ritorno alla libertà, da qui a settembre. A loro è andata bene, quante altre là fuori non avranno avuto la loro stessa fortuna?